L'UNITA' D'ITALIA

Breve Storia dell'Unità d'Italia: dalla Spedizione dei Mille alla presa di Roma

Dopo diversi sanginosi moti rivoluzionari e durante le guerre di Indipendenza, l'Unità d'Italia era ancora lontana. La svolta avvenne a metà del 1860 grazie a Giuseppe Garibaldi, il Libertador che aveva combattuto in favore di diversi popoli latino-americani ma che aveva avuto non pochi motivi di amarezza nella sua terra. La notizia delle rivolte in Sicilia e in altre zone del Meridione dopo che, alla morte di Re Ferdinando II, era salito al trono del Regno delle Due Sicilie il figlio Francesco II, spinse Garibaldi ad agire.

Partono i Mille

Da tempo l'eroe nazionale si stava preparando, con i suoi pochi uomini e il sostegno economico di alcuni borghesi liberali, a una spedizione in Sicilia. Il 5 maggio 1860 ritenne che fosse giunto il momento di tentare quella che a molti sembrava un'operazione militare destinata alla sconfitta. Gli furono messi a disposizione due battelli a vapore per portare un migliaio di uomini, armi e viveri verso la Sicilia partendo da Quarto, ad ovest di Genova, nei pressi di una grande casa patrizia. L'operazione fu protetta dalla Gran Bretagna, le cui navi "nascosero" la navigazione dei battelli.
Iniziò così l'avventura delle mille camicie rosse, che sbarcarono a Marsala, sulla costa ovest della Sicilia, l'11 maggio, ben accolti e aiutati dalla popolazione locale. Il primo scontro decisivo con le truppe borboniche avvenne, quattro giorni dopo, il 15 maggio, a Calatafimi, dove i Mille riportarono una vittoria che aprì loro la strada di Palermo. Qui, però, la resistenza borbonica fu più accanita e la battaglia durò tre giorni. Alla fine le forze garibaldine, il 27 maggio 1860, conquistarono la città seconda capitale del Regno, dopo Napoli. La notizia della caduta di Palermo fece il giro dell'isola incoraggiando la popolazione di molti centri a insorgere, mentre andava aumentando il numero dei volontari che seguivano Giuseppe Garibaldi. Quasi due mesi dopo avvenne lo scontro decisivo contro la resistenza delle truppe borboniche, che si erano concentrate a Milazzo per impedire ai garibaldini la traversata dello Stretto di Messina. Un mese di preparazione e poi, il 20 agosto, le camicie rosse sbarcarono in Calabria. È in questa fase della spedizione che in segno di ringraziamento verso la Gran Bretagna per l'aiuto prestato, Giuseppe Garibaldi donò la bandiera, che era stata issata sulla nave "Il Lombardo" ed era divenuta il simbolo della spedizione, al console britannico che per alcune miglia accompagnò l'avanzata portando il tricolore. Gli uomini di Garibaldi avanzarono speditamente, incontrando una scarsa resistenza, debellata anche con la collaborazione degli insorti locali, lungo la strada che portava a Napoli, capitale del Regno.
Il 7 settembre Giuseppe Garibaldi, insieme con le sue truppe, entrò a Napoli per poi affrontare in modo decisivo, sul fiume Volturno, quello che rimaneva dell'esercito borbonico. La vittoria, il 1 ottobre, apriva a Giuseppe Garibaldi la strada per Roma. Ma quella che oggi definiremmo la "realpolitik" del governo piemontese fermò i garibaldini per timore di una reazione internazionale a difesa dello Stato del Papa e del potenziale pericolo della nascita di una Repubblica del sud.

Marcia forzata verso il sud

L'esercito piemontese procedette velocemente alla conquista delle Marche e dell'Umbria sconfiggendo, il 18 settembre 1860, le truppe Papa a Castelfidardo, e, in poco più di un mese, arrivò a ricongiungersi alle truppe garibaldine, evitando così, sul nascere, ogni possibile "rischio" di nascita di una repubblica meridionale. Il 26 ottobre avvenne, nei pressi di Teano lo "storico" incontro tra Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi, che consegnò simbolicamente nelle mani del Re l'Italia meridionale.
Ma, formalmente, soltanto nel febbraio del 1861 avvenne la proclamazione del nuovo Regno d'Italia, con capitale Torino, costituito da Regno di Sardegna, Lombardia, Toscana, Emilia, Umbria, Marche e tutta l'Italia meridionale liberata dalla spedizione dei Mille. Nel 1865 la Capitale fu spostata più a sud, cioè a Firenze, dove rimase fino al 1871. Nel frattempo, lo Statuto Albertino divenne legge di tutti gli italiani.
Speciale 150° Anniversario dell'Unità d'Italia 1861-2011

Si prepara "il Grande Giubileo della Nazione".
Nel 2011 l'Italia celebrerà i 150 anni dell'Unità del Paese. Un evento sognato da generazioni di italiani, per il quale combatterono e morirono decine di migliaia di patrioti, spinti da ideali che avevano radici diverse, ma che tendevano ad un unico obiettivo: fare dell'Italia uno Stato libero e sovrano. Dopo molte vicissitudini, due guerre d'indipendenza, e numerosi insuccessi nei tentativi insurrezionali, fu Giuseppe Garibaldi, il "libertador" che aveva combattuto anche per l'indipendenza di altri popoli, a dare avvio alla fase decisiva della battaglia per l'Unità nazionale. Unità il cui centocinquantesimo anniversario, nel 2011, rappresenterà, secondo le parole del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, "il grande Giubileo della Nazione".
Per questo le celebrazioni hanno, di fatto, avuto inizio già nei primi mesi del 2005 con l'esposizione, il 16 marzo a Roma, presso Palazzo Barberini, di un glorioso cimelio: la bandiera che Giuseppe Garibaldi fece issare sulla nave "Il Lombardo", divenuta poi il vessillo della Spedizione dei Mille che liberò dal potere borbonico tutta l'Italia meridionale. Essa appartiene alla Gran Bretagna poiché fu lo stesso Garibaldi a donarla, con un rito solenne, agli inglesi dopo la conquista della Sicilia. La Gran Bretagna, infatti, aveva sostenuto e protetto la spedizione dei Mille, e così, quando Garibaldi e i suoi uomini si diressero in Calabria, vennero accompagnati per qualche miglio dal vice-console inglese a Marsala, Richard Brown Cossins, che cavalcò tenendo ben alto il Tricolore

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